È una pedina fondamentale nello sforzo collettivo per trovare i due miliardi da entrate aggiuntive dall’anti-evasione che il decreto Irpef mette in programma per il prossimo anno, rappresenta la novità comparsa nel capitolo che il Def approvato la scorsa settimana dedica alla lotta al sommerso, ma è soprattutto uno strumento operativo che si è già trasformato in accertamenti e che proprio in queste settimane impegna contribuenti e professionisti.
Si tratta di «Sonore», una delle ultime evoluzioni del Fisco telematico che poggia la lotta all’evasione, e in particolare la selezione dei contribuenti da mettere sotto esame, sull’incrocio delle informazioni presenti nelle tante articolazioni dell’anagrafe tributaria. Campo di battaglia di Sonore sono le residenze che non coincidono con il reale Paese di vita e di attività del titolare: il filone classico è quello degli italiani che spostano la residenza ufficiale in un Paese straniero con un Fisco light mentre la loro esistenza effettiva rimane saldamente ancorata all’Italia. Ma Sonore, e questo è il suo tratto più innovativo, lavora anche in senso inverso, e va a caccia anche degli stranieri che lavorano (e guadagnano) in Italia senza preoccuparsi di avvisare il nostro Fisco.
Come funziona il sistema «Sonore»
Battezzato ufficialmente dalle istruzioni operative 2013 dell’Agenzia sulla lotta all’evasione diramate agli uffici nell’estate scorsa, Sonore ha cominciato a lavorare a regime in autunno e negli ultimi mesi dello scorso anno si è dato da fare alla ricerca delle residenze fittizie attive nel 2008. Proprio per anticipare l’arrivo della prescrizione, gli atti di accertamento si sono infittiti tra novembre e dicembre e tutti gli accertamenti notificati alla fine dello scorso anno, salvo i casi di un’impugnazione immediata nei successivi 60 giorni, impongono nelle prossime settimane la scelta da parte dei contribuenti interessati di come proseguire nella difesa
Infatti avendo proposto, come succede nella maggior parte dei casi, istanza di adesione, si hanno a disposizione 150 giorni dal momento della notifica (90 per il procedimento di adesione e 60 per l’eventuale impugnazione).
Le situazioni che in queste settimane stanno impegnando i professionisti sono due: le residenze all’estero di contribuenti italiani che però in base all’anagrafe tributaria (e alle utenze) continuano a vivere in Italia, e le mancate denunce al Fisco dei redditi guadagnati dagli stranieri in Italia. Su questo secondo versante, particolarmente preziose sono le informazioni che il Sonore legge nei database alimentati dalle informazioni in arrivo dai Paesi con i quali l’Italia ha attivato lo scambio automatico dei dati. Secondo l’ultimo censimento fornito a marzo dall’Economia, sono 44 i Paesi «early adopters» impegnati ad alimentare il nuovo standard globale sullo scambio automatico di informazioni finanziarie a fini fiscali, in un orizzonte che va dall’Argentina al Regno Unito passando per i principali Stati europei (manca però la Svizzera) e territori fiscalmente sensibili come Jersey e le Cayman. In base a questi protocolli, quando un cittadino tedesco o spagnolo acquista o affitta un immobile in Italia, l’amministrazione finanziaria invia l’informazione al Paese di provenienza, e lo stesso accade con i nostri connazionali all’estero. Naturalmente non è necessario un rogito o un contratto d’affitto per far scattare Sonore, le cui spie possono essere accese dalle ritenute operate dal datore di lavoro oppure da un allacciamento al gas o all’energia elettrica.
Un ruolo chiave nelle contestazioni alle residenzie fittizie è giocato dai Comuni, che trasmettono al Fisco l’iscrizione del contribuente nell’anagrafe dei residenti all’estero (Aire) e possono incrociare l’informazione con la presenza di consumi energetici o con la produzione di rifiuti, indizi del fatto che mentre la residenza ha varcato il confine il contribuente è rimasto in Italia. Anche su questo aspetto gli ultimi dati, contenuti nel Def, sono promettenti: a febbraio 2014 le segnalazioni arrivate da circa 900 Comuni hanno raggiunto quota 63mila, e le oltre 10mila già tradotte in accertamenti hanno portato ad accertare più di 186 milioni di euro, con una dote da oltre 18mila euro per caso.
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